C’è chi sceglie COME V per approfondire viaggi di scoperta nel mondo del vino, chi vi giunge in compagnia per curiosità e poi si lascia ammaliare dai calici e, infine, avventori che conoscono poco del settore, ma che amano lasciarsi guidare dall’Oste fiduciosi di imparare, comprendere e sentirsi parte di una convivialità fatta da alcune (o tutte) quelle parole che accolgono sulla sinistra coloro i quali varcano la porta della vineria.
L’abito non fa il monaco, ma di certo ad ogni vino è bene abbinare il proprio calice.
IL CALICE: LO SPAZIO DOVE IL VINO ESPRIME LA SUA ESSENZA
Non serve leggerlo qui, ovviamente il calice o bicchiere è un luogo magico e mistico per il vino: uno spazio dove si offre all’avventore inebriando i suoi cinque sensi.
La forma è fondamentale per agevolare questo processo e per valorizzare sfumature, aromi e sapori. Forse non tutti sanno che anche il materiale di cui è fatto il calice, unitamente alla ampiezza e all’altezza, influisce sui livelli di ossigenazione, sulla struttura e la concentrazione del vino versato.
Ma adesso entriamo nel vivo della scoperta…
VINI BIANCHI
Se scegliamo un vino bianco fresco e giovane l’ideale sarebbe servirlo in un calice dall’apertura più stretta rispetto al resto del corpo, questo permette al vino di non disperdere il suo bouquet, facendogli mantenere a lungo la temperatura di servizio. La forma ricorda un tulipano e guida il sorso verso la punta della lingua per poi passare ai lati della bocca (zone ricettive di dolcezza e acidità).
Qualche eccezione? Per i vini bianchi più maturi si può scegliere un calice dalla base più ampia rispetto alla versione sopra descritta.
VINI ROSSI
Arriviamo ai vini rossi, più complessi e strutturati, bisognosi di spazi “ampi” per poter emergere ed esprimersi al meglio.
A tal proposito dominano la scena i calici Ballon e Borgogna la cui capienza consente una maggiore ossigenazione.
BOLLICINE
Bicchieri affascinanti e riconoscibili a colpo d’occhio sposano spumanti e champagne. Per esempio la coppa dove negli anni ’20 venivano serviti fiumi di champagne, oggi, viene utilizzata unicamente per spumanti dolci e aromatici perché l’ampia superficie permette agli aromi di sprigionarsi senza limiti.
La flûte, dalla forma alta e sottile, è la più gettonata per servire spumanti secchi ottenuti secondo Metodo Classico, grazie a questi bicchieri viene apprezzato nella sua totalità il perlage fine ed elegante.
PASSITI E VINI LIQUOROSI
E per quanto concerne i Passiti e i vini liquorosi?
I Passiti dovrebbero essere degustati in piccoli calici, con corpo ampio e apertura stretta in modo da favorire sia lo sviluppo degli aromi sia la loro concentrazione nel naso, mentre per i liquorosi, pur restando su bicchieri piccoli, si dovrebbe puntare su un’altezza del corpo maggiore (regala accentuazione degli aromi complessi ed intensi) e su un’apertura più accentuata (direziona verso la punta della lingua più sensibile alla dolcezza).
CONCLUSIONI: MATERIALI, CAPIENZA E LUNGHEZZA
Abbiamo cercato di guidare il nostro avventore nella scelta del calice capace di valorizzare al meglio il vino a lui destinato, ma non ci possiamo “sostituire” all’Oste che da COME V sarà lieto di mostrare un’ampissima collezione di calice capaci di suscitare emozioni semplicemente al “primo sguardo”.
Esistono però delle regole base per il “calice perfetto”…
In primo luogo dovrebbe essere di cristallo o vetro molto sottile: questo garantisce una conoscenza a 360 gradi del vino, sia dal punto di vista visivo che da quello del gusto.
Ogni vino ha bisogno di uno spazio sufficiente a sprigionare le sue note organolettiche e i suoi sentori, da qui uno studio importante sulla capienza.
Infine, la lunghezza dello stelo: fondamentale per mantenere una distanza “di sicurezza” tra la mano che sostiene il calice stesso e la coppa contenente il vino. Questo per “proteggere” il liquido dal calore corporeo.
Vi aspettiamo in Vineria.